Questo dolce viene da Apicio[1]. A renderlo tipicamente romano è l’uso del miele, che era il dolcificante di gran lunga prevalente. Lo zucchero infatti, pur essendo noto, era raro e proveniva da oriente, come le spezie, che però erano molto usate (dai ricchi). Dunque non è solo questione di difficoltà di reperimento, ma di gusto e, in effetti, nel medioevo, pur essendo i mercati sostanzialmente gli stessi e, in certi periodi, più ristretti, il miele è poco usato, mentre lo zucchero trova largo impiego sia nei dolci veri e propri che nell’agrodolce; sempre che ce lo si potesse permettere, altrimenti si ricorreva a frutta secca, succo di frutta ecc., comunque più che al miele.
Riguardo al pane, per questa ricetta ne occorre un tipo con la mollica, dunque lievitato, a differenza di quello descritto in questo sito (vedi ricetta). Il fatto è che a Roma il lievito era noto ma non molto diffuso, dunque il pane non lievitato era quello comune. Il fatto di usarne uno lievitato e morbido era un tocco di raffinatezza di questi dolcetti.
Ingredienti per 4 persone:
- 4 fette di una pagnotta grossa, tipo pane di campagna;
- Latte q.b.;
- Olio extra vergine d’oliva o altro olio per frittura;
- Miele.
Preparazione:
Togliere la crosta al pane e tagliarlo a quadratini. Inzupparlo nel latte. Friggerlo in abbondante olio bollente. Dopo averlo asciugato, passarci sopra del miele.
[1] Vedi ricetta minestra d’orzo e costine.
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